Watson Summit

IBM Watson: verso l’innovazione ma con la concretezza al business odierno

Uno spazio fisso, per una settimana, all’Arco della Pace di Milano. Porte aperte per mostrare le potenzialità del cognitive, i primi progetti e le tante applicazioni possibili in ambito business. Un ambito dove i Business Partner avranno un ruolo crescente

Pubblicato il 30 Mag 2017

Loris Frezzato

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Le strategie di IBM in ambito Cognitive Computing
sono state annunciate. E a riprova che non si tratta di scenari futuri ma di concretezza che tocca i vari ambiti, dal sociale, al personale fino, ovviamente, a quello business, il vendor ha designato questo come l’anno della riscossa di Watson, mettendo in atto fin da subito una serie di attività che lo togliessero dall’ambito accademico e di ricerca, coinvolgendo sia gli utenti finali sia il canale dei Business Partner. A partire dal Partner World globale e dalla sua declinazione nazionale, in occasione dei quali è stato lanciato, in concomitanza con la settimana milanese del design, un contest in cui si sono attivati i partner a proporsi con idee e progetti basati su Watson e sulle capacità di cognitive promosse dal supercalcolo. Fino alla recente settimana presso il Casello del Dazio di Milano, all’Arco della Pace, in cui ogni giorno si è discusso di innovazione, di realtà aumentata, di IOT, lasciando le porte aperte al pubblico (in media 800 visitatori al giorno – ndr) per osservare dal vivo le applicazioni del Cognitive fatte in collaborazione dei propri partner.

Luca Altieri, Director of Marketing, Communications and Citizenship di IBM

«Abbiamo voluto portare Watson in piazza perché crediamo possa essere utile mostrare come la tecnologia può essere presente nella quotidianità delle persone – ha commentato Luca Altieri, Director of Marketing, Communications and Citizenship di IBM -. Ormai, infatti, la tecnologia è intorno a tutti noi e sta cambiando la nostra vita. Per questo dobbiamo far toccare con mano alla gente cos’è l’intelligenza aumentata di Watson e quali benefici possono trarne».

«Watson è un sistema che consente di gestire meglio le conoscenze che già esistono, solo con potenzialità maggiori rispetto al cervello umano – interviene Nicola Palazzo, Financial Services Solutions & Watson Leader di IBM Italia -. Non intende certo sostituirsi all’uomo, ma vi si affianca.

Per scoprire nuovi medicinali, nuove malattie, nuovi modi per combatterle come anche per garantire la sicurezza, potendo elaborare diverse migliaia di documenti in poco tempo e trarne informazioni utili allo scopo».

Più in concreto, il grande contributo alle aziende che può derivare in maniera diretta da Watson è in ambito resiliency, mettendosi al servizio dell’elaborazione dei dati archiviati e gestiti attraverso la rete di Data Center che IBM stessa mette a disposizione: 5 Data Center interconnessi tra di loro nell’area milanese, che lavorano come un unico campus, collegati a loro volta con quello di Roma, a garanzia di un efficiente servizio di business continuity nei settori più disparati: dall’healthcare al settore pubblico in generale, il finanziario, oil & gas, travel e transportation fino al manufatturiero.

Stefano Rebattoni, GTS Italy leader di IBM

«La business continuity richiede un approccio trasversale, che ci fa mettere in campo tutti i nostri asset, ossia i nostri Data Center, per fare una vera e propria “infusion” di Cognitive Computing – spiega Stefano Rebattoni, GTS Italy leader di IBM -. In questo modo possiamo mettere in condizione i clienti di prevenire invece che curare, grazie alle capacità di calcolo predittivo, e a enti importanti e vitali di dare servizi H24, senza fermi. Venendo a creare un vero e proprio ecosistema digitale nel quale la rete dei Business Partner assume importanza fondamentale, dandoci la possibilità di essere pervasivi sul Paese. L’opportunità è di pari grado con la sensibilità che si riesce a creare tra i clienti, creando servizi che siano vicini alla loro esperienza di utilizzo». Il patrimonio infrastrutturale che IBM mette a disposizione è di tutto rispetto: 50 Petabyte gestiti e 600.000 mips che passano attraverso 20.000 server fisici all’interno dei Data Center, a cui si aggiungono 15.000 immagini virtuali.
«Un volume da controllare per conto dei nostri clienti che è quindi enorme, e il cognitive ci viene in aiuto – continua Rebattoni -, grazie anche al collegamento dei nostri Data Center a una rete internazionale, come quello Softlayer, che è nativo cloud, il quale è collegato agli altri che già presenti all’estero, consentendo di fatto una resiliency non più solo locale ma globale. Una rete infrastrutturale alla quale possono partecipare anche i Data Center dei nostri partner. Ovviamente previa certificazione di idoneità».

Per i business partner le opportunità sono evidenti: muoversi in anticipo sui tempi e sui trend in atto consente un vantaggio sulla concorrenza e poterne godere i ritorni già da subito. Sono già varie decine i partner italiani attivi sul Cognitive, sia quelli storici IBM, sia nomi nuovi avvicinati proprio dalle prospettive che si stanno aprendo.

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