Speciale Windows 7

Insight: il mancato passaggio a Windows 10 ha un costo per le imprese



Le aziende medio-grandi che decidono di ritardare la migrazione rischiano di pagare un gap in termini di produttività e sicurezza. Ma nel 2019 dovrebbe esserci un’accelerazione degli investimenti

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 04 Feb 2019


Andrea Donetti, Corporate Sales Manager di Insight

La fine del supporto a Windows 7, in programma per il 14 gennaio 2020, non sta cogliendo del tutto impreparate le aziende italiane medio-grandi, che hanno ben presente la scadenza e che nei prossimi mesi aumenteranno gli investimenti per sostituire il proprio OS. Questa la percezione di Insight Technology, società specializzata nella fornitura di soluzioni tecnologiche innovative per le aziende, come racconta a Digital4Trade Andrea Donetti, Corporate Sales Manager di Insight, «Lato vendite il tema inizia a essere caldo e i clienti appaiono più preparati rispetto ai tempi di XP. Il merito di questa maggiore preparazione è dovuto anche al check che si è dovuto effettuare in occasione dell’introduzione del GDPR, che ha imposto anche un controllo sulla sicurezza delle macchine. In quell’occasione in molti si sono chiesti se fosse il caso di effettuare anche un upgrade del nuovo OS. Dunque, oltre a un lavoro di gestione della problematica privacy, in tanti in quell’occasione hanno affrontato il rinnovo del parco client, effettuando il passaggio a Windows 10 già entro lo scorso maggio».

fine supporto windows 7

Passaggio a Windows 10: le possibili difficoltà

L’aspettativa di Insight è che comunque nei prossimi dodici mesi la corsa alla migrazione sia destinata ad accentuarsi, dal momento che nei mesi scorsi non poche aziende hanno preferito posticipare gli investimenti in tal senso, preferendo concentrarsi sulle attività quotidiane. Ma come concretamente può avvenire questa migrazione? Secondo il manager di Insight  Windows 10 è generalmente ben visto in azienda e la sua installazione viene caldeggiata dai team IT, ma talvolta occorre affrontare dei problemi: «In tutte quelle aziende con dispositivi client che non hanno applicazioni di terze parti particolarmente blindate o che utilizzano servizi web, la fase di migrazione non comporta grandi problemi e limitazioni. Diverso è invece il caso di quelle aziende che presentano dei forti vincoli tecnologici e applicativi: è il caso, ad esempio, degli istituti bancari, dove non ci si può assolutamente permettere un disallineamento tra gli OS e gli applicativi – che spesso devono essere certificati – per ragioni di sicurezza e continuità di servizio».

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Passaggio a Windows 10: le tempistiche

Per questo motivo Insight, innanzitutto parte da una fase di assessment per cercare di fugare i dubbi sulle soluzioni dei clienti, proponendo determinate azioni che garantiscano la continuità di business anche nel corso della migrazione. Che non può certo avvenire in poche ore o minuti: nonostante le necessità aziendali siano ovviamente profondamente diverse caso per caso, la stima di Insight è che per un’azienda medio-grande (tra le 250 e le 1500 postazioni) sia necessario innanzitutto un assesment di circa un mese. Successivamente il vero e proprio roll out out del sistema operativo avviene entro 3 mesi, considerato che quotidianamente possono effettuare la migrazione tra le 15 e le 20 postazioni. Infine, occorre fare un’adeguata azione di formazione sui dipendenti, che ovviamente può essere facilitata dall’impiego di Windows 10 nel privato.

Un aspetto importante rilevato da Insight è che, per questa tipologia di aziende, il passaggio al nuovo OS non comporta sempre la sostituzione delle macchine, anzi: la quasi totalità di queste imprese tende infatti ad avere dei contratti di noleggio per l’hardware. Quando i pc noleggiati sono abbastanza recenti, magari da meno di un biennio, il comportamento abituale è quello di sfruttare la possibilità dell’upgrade gratuito al nuovo OS, previsto dalla maggioranza dei contratti, senza quindi necessità di cambiare il parco hardware.

Diego Nobili, Marketing Manager di Insight Technology

Passaggio a Windows 10: i costi del non fare

Le possibili resistenze all’introduzione di Windows 10 sono ovviamente sempre possibili, per ragioni di costi e quant’altro, ma il punto di vista di Insight è che deve essere chiaro che anche questa scelta comporta delle conseguenze: «A breve avvieremo una serie di comunicazioni per i nostri clienti, che avranno in comune l’obiettivo di fornire una serie di spunti di riflessione, in modo da permettergli di prendere una scelta in una maniera più informata – spiga Diego Nobili, Marketing Manager di Insight – . Anche il non fare, infatti, ha un costo: solitamente si ritarda la migrazione perché si guarda ai costi o ai rischi della stessa, valutati troppo elevati. Ma anche non fare niente presenta dei costi, che diventano giorno dopo giorno sempre più elevati».

Passaggio a Windows 10: i vantaggi per sicurezza e produttività

Tra cui il primo è senz’altro la sicurezza: occorre poi considerare che Windows 7 è uscito nel mercato quasi 10 anni fa, la versione corrente risale al 2011, quasi otto anni fa, praticamente un’altra epoca. Oltre al discorso delle patch, Windows 7 ad esempio non possiede dei sistemi di autenticazione importanti, come la lettura delle impronte digitali, il riconoscimento facciale, ecc, che sono senza dubbio dei fattori di protezione in più. Oppure il bitlocker, una funzionalità che permette di criptare l’hard disk e prevenire così rischi provenienti da furti fisici. «Si tratta di caratteristiche che nei contesti aziendali, nel 2019, dovrebbero essere ormai imprescindibili. Esiste poi senz’altro anche un discorso di produttività: i pc di oggi sono mediamente più veloci del 60-70% rispetto a quelli di cinque anni fa, permettendo anche un’esperienza di interazione diversa a partire dal touch e degli assistenti virtuali. Per quanto riguarda le applicazioni nel cloud, il nuovo Windows 10 permette di collegarsi con un singolo sign on a tutte le applicazioni cloud. In buona sostanza, decidendo di non affrontare la migrazione a Windows 10 l’azienda deve essere cosciente di pagare un gap in termini di produttività», conclude Nobili.

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