La trasformazione dell’industria delle telecomunicazioni richiede una ridefinizione profonda delle responsabilità manageriali, soprattutto per chi guida aziende che operano su infrastrutture critiche. Le sfide legate all’intelligenza artificiale, al debito tecnologico e alla sostenibilità ambientale impongono una gestione che unisca conoscenza tecnica, visione geopolitica e capacità di cambiamento. Le dichiarazioni di Keri Gilder, CEO di Colt Technology Services, rilasciate nel podcast di Light Reading, ricostruiscono il suo approccio alla leadership nel settore telco.
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Dalle reti al vertice: una leadership costruita sulla tecnica
Gilder racconta di essere arrivata in Colt sei anni fa come Chief Commercial Officer con un passato da ingegnera di rete. «Sono una tecnica: vengo dall’ingegneria delle reti e ne ho costruite molte nel corso degli anni», afferma, spiegando come la sua formazione sia parte integrante delle sue decisioni strategiche.
L’ingresso nel ruolo di CEO nel maggio 2020 coincide con uno dei momenti più complessi per il settore, quando la pandemia modificava in modo improvviso i flussi di traffico, le priorità dei clienti e le condizioni operative. Gilder mostra di aver gestito quella fase con un approccio orientato alla stabilità dell’infrastruttura, all’adattamento dei servizi e al mantenimento della qualità.
Il suo percorso evidenzia una forma di leadership nel settore telco che integra competenze tecniche e capacità di guidare la trasformazione in condizioni di incertezza.
Infrastrutture critiche e innovazione nei cavi sottomarini
Uno dei temi centrali delle sue analisi riguarda il ruolo dei cavi sottomarini. Gilder ricorda che «più del 90% delle comunicazioni globali avviene su fibra», un dato spesso trascurato in un immaginario dominato dal wireless. L’azienda ha recentemente effettuato, insieme a Ciena, una trasmissione a 1,2 Tbit/s sul collegamento transatlantico, un risultato che segnala il potenziale di capacità ancora inespressa delle infrastrutture esistenti.
Secondo Gilder, il mercato dei cavi sottomarini continua a crescere con un CAGR a doppia cifra, sostenuto dalla globalizzazione dei flussi digitali, dalla domanda generata dall’AI e dalla necessità di modernizzare infrastrutture ormai datate, soprattutto nel Pacifico.
L’acquisizione degli asset EMEA di Lumen nel 2023 ha permesso a Colt di integrare sistemi di nuova generazione, oltre a cavi più vecchi che richiederanno migrazioni future. Gilder interpreta questa fase come un passaggio storico: la combinazione di nuove esigenze di calcolo, aumento dei volumi di dati e limiti fisici delle infrastrutture preesistenti rende essenziale una gestione più dinamica del ciclo di vita dei cavi.
La sua visione indica una leadership nel settore telco capace di anticipare trend infrastrutturali e interrogarsi sul modo in cui i cavi sottomarini si inseriscono nell’economia dell’AI.
Un operatore pan-europeo costruito attraverso integrazione e complementarità
L’acquisizione di Lumen EMEA rappresenta uno snodo strategico. Secondo Gilder, Colt era già il principale operatore B2B di connettività in Europa, mentre Lumen occupava la seconda posizione. L’unione dei due crea, nelle sue parole, un player che «sarebbe comunque più grande della somma di tutti gli altri operatori pan-europei messi insieme».
L’integrazione ha ampliato la copertura geografica con dieci nuovi Paesi e ha introdotto nuove architetture di rete. Colt operava con un modello ad anello, mentre Lumen adottava una configurazione a stella. La combinazione genera quella che Gilder definisce come un’infrastruttura ibrida che risponde alle esigenze dell’intelligenza artificiale: elevata capacità a lunga distanza per l’addestramento dei modelli linguistici e connessioni flessibili verso i siti enterprise, dove avviene l’inferenza.
Racconta che l’azienda ha anche esteso il servizio On Demand a oltre 160mila sedi enterprise europee, permettendo attivazioni e disattivazioni di banda in poche ore. La concezione della rete diventa quindi adattiva, con una struttura che segue i flussi reali di dati e non una logica statica.
La capacità di utilizzare due architetture diverse come leva strategica mostra un modello di leadership nel settore telco che non considera il network come un elemento puramente ingegneristico, ma come una piattaforma di servizio per l’AI e per le imprese connesse.
AI, divari globali e limiti strutturali dell’Europa
Gilder evidenzia una forte disparità negli investimenti globali in infrastrutture AI. «In Europa si concentra circa il 4% della spesa mondiale per l’infrastruttura digitale dell’AI; nel Regno Unito solo lo 0,5%, mentre il 6% si trova in Asia e la gran parte negli Stati Uniti».
La sua analisi collega questo divario a due fattori chiave: regolazione e disponibilità energetica. Il GDPR introduce vincoli aggiuntivi nei progetti di AI enterprise, come dimostrano, ricorda Gilder, recenti casi di sanzioni comminate a grandi piattaforme digitali in materia di trattamento dati.
Accanto alla regolazione, emerge il tema del power grid. Gilder cita il caso dell’Irlanda, dove un progetto di data center di Google è stato bloccato per il rischio di saturare la rete elettrica nazionale. Secondo la sua stima, un’infrastruttura AI consuma «il 160% di energia in più rispetto a un normale data center cloud», un dato che definisce una sfida per i Paesi con reti elettriche fragili o densità elevata di strutture IT.
La sua valutazione lega tre elementi – energia, data center e fibra – in una combinazione essenziale allo sviluppo dell’AI. Questo approccio, sviluppato attraverso dati e casi citati, illustra una leadership nel settore telco che interpreta l’AI non come un trend astratto, ma come un test sulle fondamenta materiali dell’economia digitale.
Governare il debito tecnologico: la rimozione del legacy come scelta culturale
Un altro passaggio significativo riguarda la gestione delle tecnologie legacy. Gilder racconta che Colt ha ridotto del 36% le proprie emissioni dal 2019, risultato ottenuto soprattutto attraverso la rimozione sistematica dell’hardware obsoleto. L’aspetto più rilevante non è la sostituzione delle apparecchiature, ma il metodo adottato: invece di progettare un intervento unico e massivo, l’azienda ha trasformato ogni attività di installazione in un’operazione che prevede anche la rimozione del vecchio apparato.
Spiega che questo approccio ha richiesto di superare i tradizionali modelli di ROI: «Abbiamo dovuto abbandonare i vecchi schemi di processo e di ritorno sull’investimento, e semplicemente farlo perché era la cosa giusta da fare».
La rimozione del legacy non è presentata come un progetto straordinario, ma come una pratica quotidiana che cambia il comportamento operativo. Gilder sottolinea come il settore Telco, tradizionalmente orientato a “far durare” le infrastrutture il più a lungo possibile, dovrà rivedere questa logica se vuole rimanere competitivo in termini di consumi energetici e capacità di scalare verso l’AI.
Questo passaggio rappresenta uno dei punti più chiari del suo modello di leadership nel settore telco, orientato alla responsabilità industriale e alla riduzione strutturale del debito tecnologico.
Il ruolo delle persone e la responsabilità individuale
Nella sua visione, la sostenibilità non è solo un tema tecnico o industriale, ma anche culturale. Gilder spiega che ogni dipendente riceve un report mensile delle proprie emissioni legate ai viaggi di lavoro, e deve rispettare un “carbon budget” accanto al budget economico. Colt ha anche attivato programmi di formazione e volontariato, come le spedizioni in Antartide realizzate con l’esploratore Robert Swan, per aumentare la consapevolezza ambientale interna.
Si tratta di un modello che connette le scelte strategiche con comportamenti individuali, indicando come la leadership nel settore telco possa integrare obiettivi ESG con la gestione quotidiana delle risorse umane.
Una leadership che combina tecnica, organizzazione e visione industriale
Le dichiarazioni e i dati riportati da Keri Gilder delineano una figura manageriale che interpreta la trasformazione dell’infrastruttura digitale attraverso una sintesi di competenze tecniche, orientamento operativo e attenzione ai vincoli energetici e regolatori. La sua leadership nel settore telco si definisce nella capacità di governare contemporaneamente innovazione, sostenibilità e continuità del servizio, in un settore che sta entrando in una fase di crescita e complessità senza precedenti.






